Sport in festa 2009. Che bel titolo per una 3 giorni. Non sempre sport fa rima con festa. Lo sport tante volte è agonismo, lotta, ricerca del successo, delusione, sconfitta, ma anche violenza, inimicizia. Eppure Sirmione non è stato così. E’ stata una 3 giorni intensa, con impegni faticosi (4 partite più l’atletica e l’orientiring) ma scorrendo le foto che ho scattato, moltissime, l’unica espressione che scorgo nei visi delle bambine è il sorriso, la gioia.
Certo, aver perso 3 partite su 4 non ci ha fatto certo piacere, perché la mia squadra è composta da tante piccole guerriere, ma l’atmosfera era diversa. Che bello scoprire negli avversari del giorno prima degli amici, sentire il tifo delle ragazze dell’Edolese (più grandi di 2 anni) che ci incitavano durante l’ultima nostra partita affinchè riuscissimo a vincere almeno un set (e ce l’abbiamo fatta), che soddisfazione vedere le nostre bambine tifare per le stesse ragazze che ci avevano incitato durante la partita, quasi a volere ricambiare il gesto di affetto.
Sono tanti i sentimenti che ho provato durante questa esperienza vissuta assieme alle bambine che alleno. Sono partito con tante preoccupazioni dovute alla responsabilità di dover gestire, assieme alla Simonetta e a 3 genitori, un gruppo di 10 femminucce e di 1 maschietto e sono ritornato conscio di aver fatto vivere loro un esperienza indimenticabile di condivisione e amicizia. E’ stato quasi sorprendente vederle sempre muoversi insieme non solo per gli impegni sportivi, ma anche nei momenti di divertimento (le 2 serate danzanti e la mattinata in piscina), quasi a testimoniare la voglia di stare unite, di essere un gruppo. Certo vi sono stati piccoli momenti di tensione, qualche piccola litigata, o qualche piccolo (grande per loro) incidente di percorso, come quando mentre noi grandi stavano bevendo un caffè, il maschietto correva spaventato ad avvertirci che una bambina (la Laura) si era fatta “male, male, male”. E noi adulti a correre col cuore in gola preoccupati verso le roulotte dove dormivamo assieme a 4 infermieri del 118 avvertiti da me salvo poi scoprire che lei aveva semplicemente un taglietto ad un dito. Che paura!
Ma il loro spirito era sempre giocoso, allegro. Un solo problema: non si spegnevano mai, mentre noi grandi arrancavamo per controllarle e dovevamo a fatica convincerle ad andare a letto. Tanti anche i momenti di intenso impegno sportivo con le partite di pallavolo e le gare di atletica. In una di queste ( i 60 metri) ho assistito allo scontro fratricida tra le nostre bambine che hanno dovuto correre da sole e per ultime, in quanto, per colpa dell’allenatore che si è perso (nonostante il navigatore satellitare), siamo giunti molto in ritardo al campo sportivo. Anche la Santa Messa domenicale è stata una bella sorpresa per le bambine. Abbiamo scelto di andare da soli ad una celebrazione in una parrocchia locale per anticipare il ritorno, causa compiti e voglia di evitare il traffico di rientro, e siamo stati accolti da un sacerdote che vedendoci tutti in divisa ha voluto ringraziare il Signore per avergli donato un gruppo di piccole sportive che hanno fatto visita alla sua chiesa.
Che stupore ed emozione per tutti noi questo semplice ma sentito gesto di fraternità nella fede. E alla fine della celebrazione ci ha ringraziato, prima della benedizione, per aver condiviso un momento di preghiera con la comunità locale. Siamo poi tornati stanchi e soddisfatti anche se in fondo con un poco di malinconia nel cuore, perché una cosa bella si vorrebbe che non finisca mai.
Certo, aver perso 3 partite su 4 non ci ha fatto certo piacere, perché la mia squadra è composta da tante piccole guerriere, ma l’atmosfera era diversa. Che bello scoprire negli avversari del giorno prima degli amici, sentire il tifo delle ragazze dell’Edolese (più grandi di 2 anni) che ci incitavano durante l’ultima nostra partita affinchè riuscissimo a vincere almeno un set (e ce l’abbiamo fatta), che soddisfazione vedere le nostre bambine tifare per le stesse ragazze che ci avevano incitato durante la partita, quasi a volere ricambiare il gesto di affetto.
Sono tanti i sentimenti che ho provato durante questa esperienza vissuta assieme alle bambine che alleno. Sono partito con tante preoccupazioni dovute alla responsabilità di dover gestire, assieme alla Simonetta e a 3 genitori, un gruppo di 10 femminucce e di 1 maschietto e sono ritornato conscio di aver fatto vivere loro un esperienza indimenticabile di condivisione e amicizia. E’ stato quasi sorprendente vederle sempre muoversi insieme non solo per gli impegni sportivi, ma anche nei momenti di divertimento (le 2 serate danzanti e la mattinata in piscina), quasi a testimoniare la voglia di stare unite, di essere un gruppo. Certo vi sono stati piccoli momenti di tensione, qualche piccola litigata, o qualche piccolo (grande per loro) incidente di percorso, come quando mentre noi grandi stavano bevendo un caffè, il maschietto correva spaventato ad avvertirci che una bambina (la Laura) si era fatta “male, male, male”. E noi adulti a correre col cuore in gola preoccupati verso le roulotte dove dormivamo assieme a 4 infermieri del 118 avvertiti da me salvo poi scoprire che lei aveva semplicemente un taglietto ad un dito. Che paura!
Ma il loro spirito era sempre giocoso, allegro. Un solo problema: non si spegnevano mai, mentre noi grandi arrancavamo per controllarle e dovevamo a fatica convincerle ad andare a letto. Tanti anche i momenti di intenso impegno sportivo con le partite di pallavolo e le gare di atletica. In una di queste ( i 60 metri) ho assistito allo scontro fratricida tra le nostre bambine che hanno dovuto correre da sole e per ultime, in quanto, per colpa dell’allenatore che si è perso (nonostante il navigatore satellitare), siamo giunti molto in ritardo al campo sportivo. Anche la Santa Messa domenicale è stata una bella sorpresa per le bambine. Abbiamo scelto di andare da soli ad una celebrazione in una parrocchia locale per anticipare il ritorno, causa compiti e voglia di evitare il traffico di rientro, e siamo stati accolti da un sacerdote che vedendoci tutti in divisa ha voluto ringraziare il Signore per avergli donato un gruppo di piccole sportive che hanno fatto visita alla sua chiesa.
Che stupore ed emozione per tutti noi questo semplice ma sentito gesto di fraternità nella fede. E alla fine della celebrazione ci ha ringraziato, prima della benedizione, per aver condiviso un momento di preghiera con la comunità locale. Siamo poi tornati stanchi e soddisfatti anche se in fondo con un poco di malinconia nel cuore, perché una cosa bella si vorrebbe che non finisca mai.